Descrizione
Nel panorama musicale della Napoli settecentesca i Manna furono una delle famiglie di musicisti più attive e numerose. Nonostante la loro operosità e solerzia, non abbiamo oggigiorno un quadro definito e dettagliato delle relative biografie e dei vincoli parentali. Ciò è dovuto non solo alla scarsità di fonti archivistiche o alla difficoltà nel reperirle, ma anche al fatto che solo alcuni membri della famiglia raggiunsero una certa fama, meritando menzioni nelle cronache del tempo e, parallelamente, una produzione di carte d’archivio inerenti alla loro opera. Le fonti musicali e librettistiche superstiti, inoltre, riconducono essenzialmente ai nomi dei compositori Gennaro e Gaetano Manna, sicuramente i due esponenti di maggior interesse assieme ad Antonio Manna che fu cantante di successo. La restante parte della famiglia rimane oggi avvolta da una certa aura di anonimato, anche se è risaputo che, all’epoca, molti Manna lavorarono presso nobili famiglie e istituzioni sacre di rilievo, monopolizzandone in un certo senso la produzione musicale. Era già nota la loro attività presso la Santissima Annunziata e il Duomo, dove la famiglia lavorò costantemente per generazioni. Lo stesso panorama di successioni è confermato dalle carte dell’archivio dell’Opera Pia del Purgatorio ad Arco, sito nella stessa struttura della chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, campione barocco della devozione nei confronti delle anime purganti e fervente centro di produzione musicale sacra.
Tra fregi di morte, lugubri bassorilievi e macabre pitture, il sacro luogo risplendeva di luce propria in campo musicale, dando vita all’opera di compositori di diverso calibro, ora ignoti, ora illustri. È così che nomi di oscuri musicisti, che pur rientravano a pieno titolo nei circuiti musicali sacri della Napoli barocca, riecheggiano oggigiorno tra le polverose carte accanto a quelli di veri lumi della gloriosa storia della musica napoletana. Oltre ai poco indagati Francesco Marinelli, Donato Ricchezza e Giuseppe Cristiano, infatti, la storia musicale del Purgatorio ad Arco vanta le collaborazioni, seppur sporadiche, di compositori del calibro di Giuseppe De Bottis, Giuseppe De Majo e finanche Cristoforo Caresana; oppure di strumentisti quali Domenico De Matteis, Gioacchino Bruno, Nicola Sole, Mattia del Rio e Nicola Apice. Emergono inoltre rapporti di vario tipo con eccellenze professionali come gli organari Fabrizio e Francesco Cimmino, il compositore Domenico Sarro e il cantante Domenico Gizzi. È molto probabile, inoltre, un legame con Nicolò Grimaldi (Nicolini), Gaetano Majorano (Caffarelli) e Angelo Ragazzi. Oltre a supportare la mera funzione religiosa, la musica costituiva l’elemento essenziale delle principali festività del Purgatorio ad Arco, spesso legate al culto dei morti: il Carnevaletto dei Morti, la Commemorazione dei Defunti, le Quarantore e la Festa della Purità, anche indicata nelle carte d’archivio come Purificazione, Visitazione o Festa di Nostra Signora.
Nella selva di maestranze stabili o ingaggiate volta per volta spiccano in maniera dirompente, per fama e per numero di collaborazioni, proprio gli esponenti della famiglia Manna.
Francesco Feo (1691-1761) e i discendenti Gennaro Manna (1715-1779) e Gaetano Manna (1751-1804) furono strettamente legati alla deputazione del Purgatorio ad Arco sia dal punto di vista professionale, in qualità di maestri di cappella, che da quello meramente devozionale, come nel caso di Gennaro Manna che si ascriveva tra i benefattori. I tre nomi illustri sono un fulgido esempio di trasmissione di conoscenze e mansioni musicali all’interno di una singola famiglia di artisti napoletani per nascita: Gennaro Manna era figlio di Caterina Feo, sorella di Francesco Feo; Gaetano Manna era figlio di Giacinto, fratello maggiore di Gennaro.
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